Ceramica precolombiana del Perù e farmacia
di Valette Guillaume, Valette Simonne.
da: Revue d'histoire de la pharmacie, n° 233, 1977
La ceramica peruviana detta “classica” (dal 200 al 900 d. C.) merita di essere considerata tra le opere d'arte più notevoli e l'interesse che essa presenta per la medicina è stata più volte sottolineata. Infatti, sia per una specie di inclinazione sia per qualche motivo legato alla magia, i vasai peruviani hanno manifestato una certa predilezione per la rappresentazione delle difformità e delle mutilazioni di personaggi figuranti sui vasi.
È così che le lesioni dei leishmaniosi, dei rickettiosi (verruga), i labbri leporini, le mutilazioni delle labbra o del naso sono perfettamente identificabili su certi pezzi della produzione mochica.
Quando nel novembre del 1976, ci siamo recato in Perù e più precisamente a Lima e a Trujillo, abbiamo pensato che sarebbe stato interessante ricercare sul posto, tra le immense collezioni di ceramiche precolombiane che vi si possono ammirare, se alcuni pezzi non presentassero una caratteristica farmaceutica, che siano destinate alla preparazione o alla somministrazione dei rimedi, o che i disegni rappresentati su questi vasi rappresentano dell epiante medicinali o diversi tipi di droghe.
La ceramica è una tecnica praticata da tempi molto remoti in Perù (1000 a. C. per gli esemplari più antichi attualmente noti), ma che trova il suo apogeo con le culture Mochica, al nord, e Nazca, al sud (dal 200 a. C. al 900 d. C.). I vasi Mochica, recano spesso un'ansa a maniglia, sono in genere di colore beige, bruno e rosso; la maggior parte sono antropomorfe o zoomorfe ed estremamente realistiche; le rappresentazioni affrontano con una variazione infinita i temi religiosi o profani, dalla vita quotidiana e dei mestieri. I vasi di Nazca, di una policromia molto raffinata, sono più difficili da interpretare, il disegno essendo a volte stilizzato sino all'astrazione.
Alcuni vasi di Nazca hanno la particolarità di possedere un doppio fondo, il che lascia supporre che essi erano destinati alla confezione di infusi o di decotti, con separazione ulteriore del liquido estrattivo e del residuo vegetale esaurito. Su uno di essi si vede il serpente, l'animale ctonio associato in tutte le culture antiche alla magia ed ai rimedi (figura 1):
Figura 1.
Dei colatoi di terracotta provenienti da Canete, nel sud di Lima (1300-1400 d. C.), sono serviti probabilmente alla preparazione di tisane o di apozemi (figura 2).
Figura 2.
Un altro vaso Nazca rappresenta secondo ogni verosimiglianza il dio della fecondità: regeg delle spighe di mais, cereale che era allo stesso tempo nutrimento, fonte di una bevanda fermentata, la Chicha, e base di un gran numero di rimedi (figura 3).
Figura 3.
Conosciamo l'uso che gli Indiani hanno sempre fatto delle proprietà stimolanti della coca, soprattutto nelle Ande in cui l'altezza e la malnutrizione rendono il lavoro faticoso. Si vede ancora a Machu Picchu, a più di 3000 metri di altezza, dei terrazzamenti di epoca inca in cui gli arbusti produttori di questa droga erano probabilmente coltivati. Su un vaso mochica antico antico, possiamo vedere un personaggio che regge in mano la borsa della coca (chuspa), che gli Indiani portavano sempre con sé, allo scopo di poter disporre di questa droga in ogni momento (figura 4).
Figura 4.
Il modello di questo oggetto non sembra aver variato sensibilmente nel corso dei secoli ed abbiamo potuto ammirare una collezione di queste borse provenienti da Chancay (1200-1400 d. C.) perfettamente conservate. Un vaso mochica particolarmente suggestivo evoca lo stato di prostrazione e di apatia in cui sprofondavano coloro che erano gravemente colpiti da questa tossicomania (figura 5).
Figura 5.
Le piante utilizzate come medicamenti erano (senza dubbio le stesse) certamente vendute sui mercati popolari come quelli che si tengono ancora ogni domenica presso Cuzco, a Pisac.
Il medico, o piuttosto il guaritore, era un personaggio ambulante analogo a quei capi villaggio che possiamo incontrare nelle regioni andine. Due vasi mochica lo rappresentano nell'esercizio delle sue funzioni: verso uno, sembra auscultare un malato, su di un altro, confeziona una preparazione farmaceutica con l'aiuto del pestello e del mortaio (figura 6).
Figura 6.
Le piante non erano i soli rimedi utilizzati; gli animali ed i minerali fornivano anche alcuni elementi alla farmacopea. È così che la lana bruciata del lama è impiegata per il trattamento delle ulcere; in quanto all'urina dello stesso animale, essa è somministrata non soltanto attraverso applicazioni cutanea, ma anche per via orale.
Lo studi attento degli oggetti ritrovati nelle tombe peruviane ci apporta così degli insegnamenti preziosi sulle procedure utilizzate nel corso di queste epoche antiche, sia per la preparazione dei medicamenti che per la loro amministrazione, l'interesse dei documenti di cui abbiamo dato alcuni esempi si trovano d'altronde rafforzati dal perfetto stato di conservazione in cui essi si trovano.
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Céramique précolombienne du Pérou e pharmacie