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2 marzo 2010 2 02 /03 /marzo /2010 09:00
La bilancia dall’Antichità all’epoca moderna

 

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È certamente in vista di un’utilizzazione medica che gli strumenti di pesatura sono stati inventati. Sin da epoche remote ci si accorse certamente delle virtù curative di alcune piante somministrate ad una certa dose, della loro nocività ad un’altra: da cui la necessità di pesare.

  

  

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Grande supporto in legno a forma di due serpenti intrecciati e coronati, con montanti in ferro battuto e sette bilance di diverse dimensioni. Fine del XVIII secolo, inizi del XIX, Austria.

 

Questa spiegazione farmaceutica della nascita della bilancia trova la sua conferma in uno dei più antichi trattati metrologici che ci siano giunti, il Carmen de ponderibus. L’autore di questa poesia, anonimo del III o IV secolo, precisa che i pesi sono quegli oggetti “di cui parlano i vecchi trattati di medicina”: nessuna allusione all’oreficeria o al commercio.

Ora se i faraoni ci hanno consegnato nei loro monumenti funerari o sui loro papiri numerose rappresentazioni di bilance, è perché quest’ultime avevano acquisito un posto importante nelle loro credenze religiose, i loro dei infatti, le avevano adottate per pesare il giusto e l’ingiusto, prendendo in prestito questa volta il loro strumento dalle farmacie del tempo.

 

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Pesatura delle anime nell’Egitto faraonico

 

 


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Primo Libro delle Respirazioni di Ousirour, (150-200 a. C.), epoca tolemaica.

Le tre righe in alto sono un inno ad Osiris, di cui alcune frasi sono tratte dal Libro del percorso dell’eternità. Sotto, il Primo Libro delle Respirazioni. Ousirour, indossante la corona di giustificazione, incensa una vacca in piedi su una tomba: è la dea Hathor, che protegge la sua spoglia (Libro dei Morti, capitolo 162). Il dio Toth, con la testa di ibis, controlla la pesata dell’Anima di Ousirour, in presenza di Osiride ed Iside. Davanti alla bilancia, la “divoratrice” deve ingoiare le anime troppo pesanti (Libro dei Morti, capitolo 125).

 

Il frammento di un manoscritto egiziano rappresenta la “grande sala della Verità”, in cui il defunto sta per essere giudicato da Osiride, assistito dai suoi 42 aiutanti dalla testa animale o di uomini e dalla bestia dalle fauci spalancate “che distrugge i nemici divorandoli”.

Horus e Anubi, pesando il cuore annunciano “che fa equilibrio alla verità e che la bilancia è soddisfatta”. Thot registra questa sentenza ed ordina che il cuore sia rimesso al suo posto nel petto: è il segnale della resurrezione.

La bilancia, quaranta secoli fa era così costituita: su uno zoccolo, un piede verticale reggeva un’asta forata ad ogni estremità da un buco in cui erano annodati gli attacchi che reggevano un piatto. Ma l’ago, solidale con l’asta, invece di spostarsi davanti ad un quadrante graduato, oscillava accanto ad un filo a piombo, a cui doveva essere parallelo. Ricche sculture ornavano l’asta ed il piede: fiori e steli di papiro, teste di re o di animali sacri.

Qualche secolo dopo, nella Grecia omerica abbiamo una testimonianza dell’uso della bilancia nell’VIII canto dell’Iliade: Greci e Troiani combattevano senza risultato, quando a mezzogiorno,

 

Ma quando ascese a mezzo cielo il sole,

alto spiegò l'onnipossente Iddio

l'auree bilance, e due diversi fati

di sonnifera morte entro vi pose,

il troiano e l'acheo. Le prese in mezzo,

le librò, sollevolle, e degli Achivi

il fato dechinò, che traboccando

percosse in terra, e balzò l'altro al cielo.

 

Su uno dei numerosi vasi greci in cui furono disegnate delle bilance. Mercurio (Hermes) procede alla pesatura delle anime alate di Achille e di Memnone. Il piatto che reca la prima sale, l’altra scende: Memnone sarà ucciso da Achille. Così la “psicostasi” greca non è un giudizio morale dell’oltre tomba come quella egiziana, ma un’operazione che fissa alla felicità il destino dei vivi.

 

 

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La coppa di Arcesilao. Pesatura del Silfio (Ferula Narthex), Coppa greca del VI secolo a. C.). Il re Arcesilao sorveglia la pesatura e l’imballaggio di questa pianta.

 

Nella coppa di Arcesilao, altro vaso greco, la bilancia non è più al servizio della superstizione, ma della farmacia: vi si pesa il Silfio, pianta medicinale che cresceva in Cirenaica. Vediamo che la bilancia greca era composta, come quella egiziana, due piatti sospesi a due braccia eguali.

I Romani adottarono lo stesso tipo, come possiamo constatare soprattutto sul sepolcro del fornaio Eurisace, di cui un bassorilievo è dedicato alla pesatura del pane. Essi inventarono tuttavia la celebre bilancia Romana a peso mobile. E non dimentichiamo che l aparola bilancia (bis, lanx: doppio piatto) è una parola latina.

 

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Sepolcro di Euricace, Rilievo della pesatura del pane, I secolo.

 

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San Michele, pesatura dell’anima, Pannello del XIII secolo.

 

La conclusione sarà che gli Antichi non hanno sempre effettuato pesature esatte benché abbiano conosciuto buone bilance. Perché frodavano appassionatamente! Frodavano anche per entrare nell’Altro Mondo! Sui bassorilievi egiziani, si vede spesso la Morte dare un colpo di pollice sul piatto che regge il suo cuore mentre gli dei, distratti, discutono tra di loro. Questa pratica passa per essere frequente, perché, nel Libro dei Morti, un trapassato onesto afferma che lui non ha affatto sollevato il piatto.

 

 

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Segno dello zodiaco: la Bilancia (21 settembre- 20 ottobre). Pubblicità farmaceutica per l’Argirofedrina.

 

In India, un certo banchiere pesatore d’oro, utilizzava, secondo Al Gaubäri, una bilancia sensibile all’attrazione un’asta calamitata. In Giudea, se si deve credere all’Antico Testamento, molti mercanti portavano un sacco di falsi pesi. In Grecia, i venditori di porpora si servivano di bilance a braccia ineguali di cui uno era di legno più pesante di quello del braccio opposto oppure conteneva del piombo, in modo da simulare l’esattezza quando i piatti erano vuoti, questo strumento ha avuto gli onori di un trattato aristotelico. A Roma infine, l’imperatore Adriano dovette emanare un editto contro i falsari in cui dichiarava l’esilio in un’isola deserta ed un giorno è stata dissepolta una bilancia recante l’iscrizione Exacta in Capitolio: giudicata esatta in Campidoglio, il che prova che i Romani possedevano un’amministrazione dei Pesi e misure.

E malgrado gli errori… umani della bilancia, gli Antichi l’hanno sempre considerata come il simbolo della giustizia. Dopo averla vista funzionare alla porta degli Inferi, hanno creduto di vederla sulla volta stellata: la Bilancia divenne il 7° segno dello zodiaco. È perché, essi dicevano, ha dovuto rifugiarsi in cielo in compagnia di Temi, la giustizia non esistendo più sulla terra.

 

Secondo Emile Mâle, la bilancia è entrata nell’arte cristiana grazie agli scultori meridionali che l’avevano trovata utilizzata nella pesatura dei cuori nei manoscritti orientali e sui bassorilievi dell’Egitto. Perché nessun testo evangelico fa menzione ad un giudizio divino praticato in tal modo. Per deferenza, gli artisti cristiani non piazzarono la bilancia dell’anima tra le mani di Dio padre o quelle del Cristo; sarebbe stato dar loro il ruolo di Anubi, considerato nel Medioevo come un demone così come tutti gli dei pagani. È a San Michele, il più terribile nemico di questi falsi dei, che toccò questo ruolo; è lui che vediamo con la bilancia in pugno su numerosissimi timpani di cattedrali o su innumerevoli capitelli raffiguranti il Giudizio finale; è lui che è diventato l’Arcangelo della Giustizia. Ispirandosi  anch’egli ai predecessori antichi, Satana bara a volte nell’ombra, cercando di far pendere verso sé il piatto…

L’idea doveva essere buona poiché, allo stesso tempo dei cristiani, i musulmani la adottarono: testimonia quel “racconta Mongolo” intitolato Le Bilance, che apparve nel 1823 in Tablettes romantiques, con la firma di “A” (senza dubbio Abel Hugo) e che parafrasava la storia leggendaria del sultano Ekher. Ekher vede in sogno una bilancia di cui un piatto è carico di un gran numero di oggetti molto pesanti è in equilibrio con un altro piatto tenuto da un bambino alato.

“nel primo”, spiegherà al sultano un fachiro, “ sono posti i tuoi innumerevoli crimini, nell’altro, la sola buona azione che tu abbia compiuto: aver avvicinato ad un porco affamato il suo cibo. Ma un solo crimine in più e il bambino alato che rappresenta questa buon azione, non potrà più assicurare l’equilibrio!”

Furioso il sultano vuole fare uccidere il fachiro, che tranquillamente ripete: “Un solo crimine in più, e…”. Il sultano si ravvede, fa penitenza e diventa un perfetto monarca.

Gli Arabi hanno dedicato un posto a parte alla metrologia tra le altre scienze e le hanno dedicato importanti trattati, come, nel XII secolo, quello di Al-Châzini, intitolato La bilancia della saggezza. Uno dei loro matematici, Omar al Chajjâmi, costruisce una bilancia romana migliorata, detta “bilancia dritta” di cui riproduciamo sotto gli schizzi originali

 

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La bilancia dritta araba, dal manoscritto di Omar al Chajjâmi

 

In Occidente, il filosofo Nicola Cusano e più tardi “l’universale” Leonardo da Vinci, si dedicarono a loro volta ai problemi scientifici della bilancia, ma bisogna aspettare il XVII secolo per registrare un progresso pratico con Roberval, che fu per la prima volta descritta nel Journal des Savants, nel 1670, si compone di un parallelogramma articolato manovrante al di sotto dei piatti di cui nessun attaccatura viene di conseguenza ad ingombrare la parte superiore.

 

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Vetrata della Cattedrale di Chartres: gli speziali (XII secolo)

 

Il perfezionamento degli strumenti di pesatura ha contribuito molto al progresso della chimica. Secondo Fourcroy, Lavoisier dovette le sue scoperte alla cura con la quale seppe scegliere le sue bilance. Ma è durante il XIX secolo che la bilancia è diventata il più perfetto ed il più preciso degli strumenti di fisica. Bisognerebbe , per descriverne i diversi tipi, entrare in lunghi dettagli tecnici che esulano da questo quadro: bilancia di Fortin, di Deleuil, di Bockholtz, aerotermica di Mohr, di Curie, bascule, ecc.

 

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Frammento di prospetto della fabbrica di bilance “Au Q couronné” (metà del XIX secolo).

Bilancia di precisione, fine del XIX secolo

 

Sia quel che sia, i pesi e le bilance erano, con i vasi ed i mortai, gli attributi più caratteristici della nostra professione. È notevole che la bilancia sia da una parte comparsa sulle insegne di molte corporazioni di apotecari e dall’altra parte che sia stata scolpita sul frontone di quasi tutti i tribunali! La giustizia e la farmacia hanno un emblema comune!

 

 

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Blasone degli apotecari di Evreux (XVII secolo)

 

 

 

 

 

 

 

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Bilancia dell’inizio del XIX secolo in ottone, l’altra, tedesca del XVIII secolo

 

 

 

 

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Bilancia in legno argentato policromo



 

 

Da: E.-H. Guitard, Les Annales Coopératives Pharmaceutiques, 1934.

 

http://www.shp-asso.org/index.php?PAGE=expositionbalance

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