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30 gennaio 2011 7 30 /01 /gennaio /2011 08:00

 

 

 

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L'affresco rappresenta la sala dell'ospedale in cui gli infermi vengono accolti e ricevono le prime cure, prima di essere assegnati alla grande ariosa corsia retrostante, che si apre al centro dietro alla bella cancellata in ferro battuto. Ai lati gli infermieri depongono gli ammalati, al centro in secondo piano stanno riuniti i notabili dell'Ospedale: in primo piano un assistente lava i piedi ad un ignudo seduto, che presenta una piaga alla coscia: a destra in fondo spicca un grosso frate, impressionante per evidenza ritrattistica, vicino al letto di un ammalato: su di una scansia al di sopra della testata del letto una serie di bottiglie e di scatole forma una natura morta mirabile: dalla stessa parte sul pavimento un cane ed un gatto contrastano animando la scena.

 

Il dipinto del 1440, è forse il capolavoro di Domenico di Bartolo, l'artista senese che meglio dimostra di intendere la rappresentazione dello spazio in senso rinascimentale, pur rimanendo legato ad un'evidenza del particolare quasi fiammingo. L'affresco fa parte di una serie che decora la vasta sala d'infermeria, nell'ospedale di santa Maria della Scala a Siena, detta il "Pellegrinaio" e che mira ad illustrare le istituzioni ospitaliere e filantropiche.

 

Nel Trecento e nel Quattrocento le città italiane provvedono agli ospedali con larghezza e spesso con splendore. Ne sono esempi l'ospedale di santa Maria Nuova a Firenze, quello di Ceppo a Pistoia, l'Ospedale maggiore di Milano, l'Ospedale di santo Spirito a Roma.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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28 gennaio 2011 5 28 /01 /gennaio /2011 09:00

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Faenza secolo XVI

 

 

Bombola a collo corto e manico decorato a rilievo

dipinta a colori smorzati con decorazione a motivo geometrico

Al centro una ghirlanda stilizzata forma cornica all'iscrizione.

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21 gennaio 2011 5 21 /01 /gennaio /2011 08:00

Insegne di altri tempi

 

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di E.H. Guitard, 1936

 


 

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Insegna della farmacia "A la licorne", 1750 circa, legno di tiglio

Musée germanique, di Norimberga.

 

Si pensa in genere che, in un'epoca in cui non si leggeva nessun nome inciso o dipinto al di sopra delle botteghe, l'insegna artistica doveva necessariamente indicare con il suo soggetto la natura del commercio o dell'industria esercitatavi in essa. Ve ne furono a volte alcune, ma non sempre.

Le città del Medioevo non ebbero un grande sviluppo ed i cittadini non lasciavano il loro quartieri a motivo delle difficoltà dei trasporti, l'indirizzo del fornitore era sufficientemente noto a tutti i suoi clienti. D'altra parte, non si interveniva a lungo su di una facciata dopo averla fatta costruire e scolpita: se dunque un elemento di questa facciata doveva servire da punto di riferimento, era, come oggi, il numero, in favore della casa intera e non precisamente a profitto delle sue botteghe.

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Mosaico sulla facciata di una farmacia di Lvov (Ucraina)

 

Non dobbiamo meravigliarci di vedere, soprattutto in epoche antiche, alcune farmacie distinte con appellativi che non hanno nulla di farmaceutico. A Norimberga, ad esempio, troviamo le farmacie del Paradiso (con le statue di Adamo ed Eva), dell'Ospedale, della Stella, del Leone, dell'Aquila, dell'Angelo, della Palla, ecc. Ad Anversa, la bottega del celebre apotecario belga del XVI secolo Condenberg era sotto il segno della Campana: ad campanae symbolum.

La farmacia di Sedan in cui Barquelot ha fatto il suo tirocinio aveva come madrina, come molti altri vecchi magazzini di altro genere la Trota che fila, e questa caricatura “non specializzata” attirava molto il pubblico. A volte l'insegna, come il blasone, ricorda il nome del proprietario: è il caso di una farmacia di Brixen (Tirolo meridionale) in cui si vede ancora al di sopra del bancone, in ferro battuto un orso occupato a pestare, perché nel XV secolo il suo titolare apparteneva alla famiglia Bär o Baer.

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Insegna della farmacia Cassel (Dieppe) nel suo stato attuale, VII secolo

 

 

 

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Insegna “Zur Kirsch Apotek” (Germania, XVIII secolo)

 


Secondo Schelenz, le più antiche insegne il cui soggetto si collega un po' alla farmacia, avrebbero avuto un carattere religioso: vi furono delle farmacie dedicate a San Cosma, a San Damiano, a San Nicola, alla Vergine, a Maria Maddalena, all'arcangelo San Michele mentre abbatte il drago.

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Il Centauro (XVII secolo). Insegna sparita della strada Saint-Denis, a Paris (da un disegno di Fournier, Histoire des enseignes de Paris, 1884)


Naturalmente, questi santi patroni sarebbero stati sostituiti in epoca rivoluzionaria da Ippocrate, Galeno. Igea o Esculapio. Questione di politica, e più ancora di moda, perché l'antichità trionfava già prima del 1789 sotto la forma di un Centauro alla bottega di un mercante droghiere residente all'angolo di rue Saint-Denis e della rue des Lombards. Questo Centauro sarebbe il discendente del graignard (o goguenard), così presente sul frontone delle farmacie di Lilla? Avrebbe qualche parentela con il More Reconquistada.

Durante il XVIII secolo, questo soggetto così diffuso in tutta Europa sulla bottega dei farmacisti, generalmente sotto forma di un “negro” facente delle smorfie nell'ingoiare una pillola o una pozione amara.

Nel 1781, Hahnemann, il fondatore dell'omeopatia, si sposava a Dessau con la figlia del proprietario della “farmacia del Moro”, la cui tradizionale testa di turco era posta sotto un enorme parapioggia rosso, con un copricapo alla turca che designò durante un'intera epoca quasi tutte le farmacie e drogherie d'Olanda, dove era stato verosimilmente portato dai Belgi che lo presero essi stessi dagli Spagnoli di Carlo V. Si sa che c'è una testa di Moro in molte chiese spagnole in ricordo di ciò.


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Insegna del Mortaio d'argento, rue Saint-Denis, n° 33, a Parigi, XVIII secolo

 

 

 

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Insegna della farmacia Cassel (Dieppe), XVII secolo.

 

 

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Insegna del Mortaio d'Oro, Norimberga XVI secolo.

 

 

insegna--10.jpg  Insegna di una farmacia di Vailly, dipinta alla fine del XVIII secolo, distrutta nel 1860, da un disegno di Edmond Fleury.

 

 

Ecco ora una serie di animali preferiti dai farmacisti:

  • la fenice simbolizzava le trasmutazioni chimiche; secondo Larwood e Hotten (The History of sign-boards, Londres, 1900), era stata adottata nel 1680 da Ambrois Godfrey, fondatore di una farmacia londinese.
  • La salamandra era spesso scelta perché avente il potere di vivere tra le fiamme.
  • Il drago rappresentava nell'alchimia il mercurio: ferito, divorava la sua coda dove risiedeva il suo veleno che distruggeva in tal modo.
  • Il coccodrillo era egualmente adottato perché parente del drago e facile da impagliare.
  • Il pellicano, che nutre i suoi piccoli con le sue visceri, aveva il merito di simbolizzare il Cristo.
  • La spinge beneficava delle leggende antiche di cui è eroe.
  • Infine, il cervo e il liocorno, che conosciamo bene, servirono spesso da insegna ai farmacisti così come agli orefici.
  • Incontriamo anche sulla parte anteriore delle farmacie l'aquila bianca ed il leone verde degli alchimisti, il serpente (nulla di strano che Moïse Charras abbia adottato le Vipere d'oro.). Il regno vegetale ed il regno animale non hanno avuto altrettanto successo sulle facciate. Nel suo Decameron, tuttavia Boccaccio parla di una farmacia Al Melone.

In quanto agli utensili familiari all'officina, essi non potevano essere dimenticati. A Lisieux, l'insegna dei Tre Cornetti fu quella di un farmacista. A Norimberga esiste, dal 1580, la Kannenapotheke o farmacia al Pozzo. Ci si richiama anche all'alambicco, alla siringa, infine e soprattutto al pestello ed al mortaio. Si vede un uomo... o delle scimmie mentre stanno pestando nella famosa insegna del Mostardiere di Beauvais, quella del museo Dobrée a Nantes, quella di Potlevoy, che Camille Enlart ha riprodotto nel suo Manuel d’Archéologie accanto agli Innamorato che segnalano la Casa dell'Amore a Saint-Antonin.

Nella sua opera Le Pharmacien dans la littérature [Il Farmacista nella letteratura], Berlin, 1898, Maubach racconta di un antenato, Becker, essendo riuscito a risiedere a Postdam malgrado gli sforzi dei suoi rivali, fece rappresentare sulla sua farmacia un pestello che schiacciava dei serpenti in un grande mortaio, con questa didascalia vendicativa: “Una volta ridotta in polvere, l'Invidia può servire a purgare i cani dai loro vermi”.

Per realizzare queste insegne, i farmacisti utilizzarono la pietra o il legno, a volte sotto forme di modiglioni o di bordi di travi scolpite, a volte per mezzo di vere statue ospitate in nicchie. Un po' più tardi, essi fissarono perpendicolarmente sulle facciate eleganti motivi in ferro battuto. Pietra, legno o metallo erano spesso dipinte o dorate. Durante il XVII secolo, proveniente dall'Italia, la moda delle insegne dipinte penetrò in Francia. Da Chardin, possediamo due magnifici quadri da esterno, in cui alambicchi e cactus si fondono armoniosamente.

 

 

E. Guitard

 

da: "Les Annales Coopératives Pharmaceutiques", maggio 1936.

 

 

Link al post originale:
Enseigne d'autrefois

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9 gennaio 2011 7 09 /01 /gennaio /2011 08:00

 

 

 

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Mesciroba in maiolica invetriata a sfondo bianco

Il motivo di ghirlanda circoscrive la sigla della firma

Bettini (Faenza 1487- 1510)

 

Faenza, secolo XVI

 

 


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5 gennaio 2011 3 05 /01 /gennaio /2011 08:00

 

 

 

 

 

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Toscana XVI secolo

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3 gennaio 2011 1 03 /01 /gennaio /2011 08:00

 

 

 

 

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Grande alberello stile rinascimento

invetriato, dipinto a colori vivi con motivi decorativi a frutta

fascia con iscrizione: "mostarda".

 

Venezia, XVI secolo.

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1 gennaio 2011 6 01 /01 /gennaio /2011 08:00

 

 

 

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Vaso a rocchetto a bocca larga decorato con un fregio stilizzato di foglie.

Nella parte centrale iscrizione a carattere gotico.

 

 

Cafaggiolo 

XVII secolo

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31 dicembre 2010 5 31 /12 /dicembre /2010 08:00

 

 

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Vaso da farmacia recante l'iscrizione "Adepa Muris Albae"

decorato a ghirlande e motivi geometrici in blu e giallo su sfondo bianco latte.

 

Fabbrica torinese

XVIII secolo.

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29 dicembre 2010 3 29 /12 /dicembre /2010 08:00

 

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Vaso ad alberello

Palermo, XVI secolo.

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27 dicembre 2010 1 27 /12 /dicembre /2010 13:40

 

 

 

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Vaso ad alberello raffigurante l'annunciazione

Urbino XVI secolo

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  • : Storia della scienza medico farmacologica
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